Irpef 2025, allarme della Cgil: “Pensionati e lavoratori pagheranno fino a 260 euro nel 730”

Per pensionati e lavoratori, la stangata è dietro l’angolo. Secondo la Cgil, infatti, i contribuenti saranno chiamati a pagare aa 75 euro a 260 euro in più nella prossima dichiarazione dei redditi, a causa della nuova norma sull’acconto Irpef e sull’acconto addizionale comunale 2025. Scopriamo tutti i dettagli e qual è la situazione allo stato attuale.

L’analisi della Cgil

L’analisi è stata presentata e commentata dal segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e dalla presidentessa del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia. Nella nota congiunta, i dirigenti sindacali spiegano che: “L’art. 1, comma 4 del D.Lgs. n. 216/2023 ha stabilito che, per l’anno d’imposta 2024, al fine di determinare gli acconti Irpef 2025 e 2026 relativi ai periodi d’imposta 2024 e 2025 si assume, quale imposta del periodo precedente, quella determinata secondo gli scaglioni e le aliquote Irpef (23%, 25%, 35% e 43%) e la detrazione per redditi di lavoro dipendente vigenti al 31 dicembre 2023 (1.880 euro). Aliquote non più in vigore e nettamente superiori alle attuali”.

Le conseguenze sul 730

Secondo Ferrari e Iviglia, le nuove disposizioni avranno delle ricadute evidenti. Facendo un esempio, evidenziano che “un lavoratore che nel 2024 ha percepito solo redditi di lavoro dipendente con CU correttamente conguagliata e oneri sostenuti nel 2024, dovrà versare addirittura l’acconto Irpef 2025, anche se dalla liquidazione della dichiarazione tale importo non sarebbe dovuto se si applicassero le aliquote e gli scaglioni 2024”. 

Nello specifico, l’analisi della Cgil si è concentrata sul caso concreto di una dichiarazione 2025 con un rimborso di 165 euro. A seguito di questo ricalcolo verrebbe determinato un acconto di 95 euro, che sarebbe poi restituito con la dichiarazione del 2026, qualora la situazione di questo lavoratore non dovesse subire modifiche; concretizzando, di fatto, un importo non dovuto. 

“Ma a prescindere da questo – si legge nella nota della Cgil – anche un soggetto esonerato dalla presentazione della dichiarazione, con un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.500 euro (no tax area), presentando il 730 dovrà pagare un acconto Irpef 2025. E spesso la dichiarazione non è un’opzione, ma una necessità, per esempio se si intende chiedere un mutuo per acquistare una casa”.

Le richieste della Cgil

“Chiediamo al Governo – concludono Ferrari e Iviglia – di rimediare immediatamente a questa clamorosa ingiustizia. Va utilizzato il primo veicolo legislativo a disposizione. Siamo ormai di fronte a una situazione intollerabile: gli unici che pagano per intero le imposte, lavoratori e pensionati, vengono penalizzati anziché essere sostenuti. Con la norma in questione lo Stato fa cassa con anticipi non dovuti: fanno dunque credere di abbassare le tasse e poi ricalcolano gli importi con quelle precedenti. È arrivato il momento di dire basta, non si può continuare a vessare chi vive di reddito fisso”.

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