Robert Redford è stato uno dei volti più iconici del cinema internazionale, un attore che ha lasciato un segno indelebile sia come interprete che come regista e produttore. La sua presenza carismatica, lo stile inconfondibile e la capacità di scegliere ruoli sempre diversi lo hanno reso una leggenda vivente, protagonista di alcune delle pellicole più amate e influenti della storia del cinema. Per uno sguardo approfondito su ciò che ha reso unico il mito ecco quali sono i film Robert Redford da vedere assolutamente.
- Butch Cassidy (1969)
- Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972)
- La stangata (1973)
- I tre giorni del Condor (1975)
- Tutti gli uomini del presidente (1976)
- Gente comune (1980)
- La mia Africa (1985)
- In mezzo scorre il fiume (1992)
- Proposta indecente (1993)
- L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998)
- All is Lost (2013)
- Avengers: Endgame (2019)
- Il Sundance Film Festival
Butch Cassidy (1969)
“Butch Cassidy” (titolo originale: Butch Cassidy and the Sundance Kid) rappresenta la consacrazione definitiva di Robert Redford come star internazionale. In coppia con Paul Newman, Redford interpreta il carismatico Sundance Kid, contribuendo a ridefinire il genere western.
Il film rompe con la tradizione classica di Hollywood, introducendo elementi di ironia, amicizia e profondità psicologica nei protagonisti. Questa straordinaria alchimia tra i due attori, diretti da George Roy Hill, conquista pubblico e critica, tanto da valere al film quattro premi Oscar (tra cui Migliore sceneggiatura originale, Colonna sonora e Fotografia).

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Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972)
L’incontro tra Robert Redford e il regista Sydney Pollack dà vita a una delle collaborazioni più fruttuose ed emblematiche di Hollywood. “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” (il titolo originale è “Jeremiah Johnson”) è solo il primo di una serie di film indimenticabili.
Qui Redford interpreta un uomo che, stanco della civiltà, decide di ritirarsi sulle Montagne Rocciose vivendo in solitudine a stretto contatto con una natura aspra e incontaminata. Il film è stato acclamato al Festival di Cannes e ha consolidato la reputazione di Redford come attore e uomo di cinema, segnando una svolta verso ruoli più introspettivi e profondi.

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La stangata (1973)
Quattro anni dopo il successo del western, Redford e Newman si ritrovano sul set di La stangata (“The Sting”), ancora sotto la direzione di George Roy Hill. Redford veste i panni dell’astuto truffatore Johnny Hooker dando vita a un’interpretazione destinata a entrare nella leggenda.
Il film è un capolavoro del genere “caper movie”, famoso per la sua trama intricata e la grande eleganza visiva, tanto da vincere ben sette Premi Oscar, tra cui Miglior film, Migliore regia e Migliore sceneggiatura originale. Redford riceve anche una candidatura all’Oscar come Miglior attore.

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I tre giorni del Condor (1975)
In questo avvincente thriller politico diretto da Sydney Pollack, Redford interpreta un analista della CIA che si trova improvvisamente braccato dai suoi stessi colleghi dopo aver scoperto una cospirazione all’interno dell’Agenzia.
“I tre giorni del Condor” è diventato uno dei capisaldi del cinema degli anni Settanta, cogliendo appieno il clima di sfiducia e paranoia dell’America post-Watergate. Il film, molto apprezzato dalla critica, ottenne numerosi premi e candidature, spiccando soprattutto per la tensione narrativa e per il carisma di Redford.

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Tutti gli uomini del presidente (1976)
Con “Tutti gli uomini del presidente” Redford indossa i panni di Bob Woodward, uno dei due giornalisti del Washington Post che portarono a galla lo scandalo Watergate e la successiva caduta del presidente Nixon.
Il film, divenuto emblema del cinema d’inchiesta e simbolo del ruolo fondamentale del giornalista nella società, ha ricevuto otto nomination agli Oscar, vincendone quattro (tra cui Miglior sceneggiatura non originale). La performance di Redford, al fianco di Dustin Hoffman, è considerata una delle più significative della sua carriera.

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Gente comune (1980)
“Gente comune” segna l’esordio di Redford come regista. Il film, una intensa riflessione sul dolore e la difficoltà della comunicazione all’interno di una famiglia colpita da un tragico lutto, è stato accolto con entusiasmo dalla critica e ha vinto quattro premi Oscar, tra cui quello per il miglior regista e miglior film.
Questa vittoria consacra Redford anche dietro la macchina da presa, imponendolo come uno dei più sensibili narratori del cinema americano contemporaneo.

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La mia Africa (1985)
Diretto ancora da Sydney Pollack, “La mia Africa” (“Out of Africa”) vede Redford interpretare il cacciatore Denys Finch Hatton accanto a una straordinaria Meryl Streep. Ambientato nelle sconfinate terre del Kenya coloniale, il film racconta una grandiosa storia d’amore e di avventura, arricchita da paesaggi epici e una raffinata colonna sonora firmata John Barry.
“La mia Africa” vinse sette premi Oscar, tra cui Miglior film e Migliore regia, diventando uno dei maggiori successi internazionali della carriera di Redford e uno dei massimi esempi di cinema romantico d’avventura.

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In mezzo scorre il fiume (1992)
Nel delicato “In mezzo scorre il fiume”, Redford firma una delle sue regie più poetiche e meditative. Ambientato nel Montana degli anni Venti, il film, che vede Redford al fianco di un giovane Brad Pitt esplora il rapporto tra due fratelli e il legame profondo con la natura, raccontando un’epoca di cambiamenti e di formazione personale.
Il film ha ricevuto l’Oscar per la miglior fotografia, ed è considerato uno degli esempi più raffinati di racconto di formazione e celebrazione della vita all’aria aperta.

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Proposta indecente (1993)
In “Proposta indecente” Redford interpreta il ruolo di un miliardario enigmatico che pone una coppia (Woody Harrelson e Demi Moore) di fronte a un dilemma morale: un milione di dollari in cambio di una proposta, appunto, indecente.
Il film con Redford e Demi Moore, diretto da Adrian Lyne, ha generato profonde discussioni nei media e nel pubblico sull’etica, il desiderio e il prezzo dell’amore. Pur non avendo ricevuto grandi riconoscimenti da parte della critica, si è trasformato in un fenomeno di costume e ha ottenuto un enorme successo commerciale.

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L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998)
In questo intenso dramma, tratto dal romanzo di Nicholas Evans, Redford è sia regista che attore protagonista. “L’uomo che sussurrava ai cavalli” racconta la storia di un ragazzo e del suo cavallo, segnati da un tragico incidente, e della loro strada verso la guarigione grazie all’aiuto di un misterioso “sussurratore”.
Il film, accolto calorosamente da pubblico e critica, ha ricevuto una candidatura agli Oscar per la miglior canzone e una nomination ai Golden Globe per la regia, confermando la sensibilità di Redford per le grandi storie di sentimenti e redenzione.

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All is Lost (2013)
Tra le performance più celebrate di Redford in età matura trova posto “All is Lost”, un dramma di sopravvivenza diretto da J.C. Chandor. Qui Redford è l’unico protagonista, impegnato in una lotta disperata contro il mare aperto dopo il naufragio della sua barca.
Il film, quasi del tutto privo di dialoghi, mette in risalto lo straordinario talento espressivo dell’attore, che per questa interpretazione ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui una candidatura ai Golden Globe come Miglior attore drammatico.

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Avengers: Endgame (2019)
Nel 2019 Robert Redford saluta per l’ultima volta il pubblico nei panni di Alexander Pierce, un personaggio già interpretato in “Captain America: The Winter Soldier”. È un cameo sorprendente, con cui Redford entra a far parte del Marvel Cinematic Universe nel capitolo più epico della saga. “Avengers: Endgame” è stato un autentico evento globale, divenendo il film con il maggiore incasso nella storia del cinema.
Questo sarà l’ultimo film di Robert Redford: la sua presenza aggiunge ulteriore prestigio al film, sottolineando la sua capacità di lasciare il segno anche nei principali blockbuster contemporanei, e suggella la sua straordinaria versatilità come interprete di ogni epoca e genere.

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Il Sundance Film Festival
Oltre ai traguardi raggiunti davanti e dietro la macchina da presa, Robert Redford ha segnato una svolta epocale nel cinema indipendente fondando nel 1981 il Sundance Film Festival. Grazie alla sua visione, Sundance, che era anche il luogo nello Utah dove Redford viveva, è diventato la vetrina più prestigiosa al mondo per i registi emergenti e le pellicole innovative.
Il festival ha scoperto e lanciato autori come Quentin Tarantino, Steven Soderbergh e Darren Aronofsky, guadagnandosi un ruolo insostituibile nel panorama cinematografico globale e numerosi riconoscimenti istituzionali per il contributo all’industria dell’audiovisivo.
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