La Xylella fastidiosa è un batterio fitopatogeno di cui, sfortunatamente, si sente tanto parlare. Ha infatti profondamente segnato l’agricoltura italiana negli ultimi anni, in particolare nelle regioni del Sud come la Puglia e il Salento. Ma cos’è la Xylella e perché rappresenta una minaccia così seria per il nostro patrimonio agricolo e paesaggistico?

Cosa fa la Xylella e che effetti ha

La Xylella fastidiosa è molto insidiosa perché si introduce nei vasi conduttori della pianta, chiamati xilema, che sono responsabili del trasporto di acqua e nutrienti dalle radici alle foglie. Una volta entrata, la Xylella ostruisce questi canali vitali, impedendo il regolare flusso linfatico e provocando un progressivo deperimento della pianta.

Gli effetti visibili dell’infezione da Xylella variano a seconda della specie colpita, ma i sintomi più comuni sono disseccamento delle foglie, ingiallimento, perdita di vigore e, nei casi più gravi, la morte della pianta stessa. In particolare, negli ulivi la malattia si manifesta con il caratteristico fenomeno del “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” (CoDiRO), che porta al rapido collasso di interi appezzamenti. 

Ma la Xylella non si limita agli ulivi: può infettare oltre 500 specie vegetali tra cui vite, agrumi, mandorli e molte piante ornamentali, rendendo la sua gestione estremamente complessa e minacciando spesso la biodiversità locale.

Come è arrivata la Xylella in Puglia?

Secondo le ricostruzioni degli esperti e le indagini scientifiche condotte negli ultimi anni, il batterio è presente in Puglia da circa tre lustri. Tuttavia, non è originario del territorio italiano: le sue prime segnalazioni risalgono al continente americano, in particolare all’America centrale e meridionale, dove era già noto per colpire colture come vite e agrumi.

Gli studi suggeriscono che il batterio sia stato introdotto accidentalmente attraverso il commercio internazionale di piante ornamentali infette, probabilmente provenienti dal Costa Rica o da altri Paesi extraeuropei. Una volta giunto in Puglia, la presenza di insetti vettori – in particolare la cosiddetta sputacchina – ha favorito una rapida diffusione del patogeno tra gli ulivi e altre specie vegetali autoctone.

cos'è la xylella

Charles J. Sharp, CC BY-SA 4.0

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Che piante attacca la Xylella

La Xylella è tristemente nota per la sua capacità di infettare un numero elevatissimo di specie vegetali, e non solo gli ulivi. Questo batterio è in grado di attaccare oltre 500 specie vegetali. Gli ulivi sono certamente la vittima più celebre e colpita in Italia, soprattutto nella regione Puglia, dove il batterio ha causato la devastazione di interi uliveti con il fenomeno del disseccamento rapido. Tuttavia, l’elenco delle piante sensibili è molto più ampio e include:

  • Vite (Vitis vinifera): può manifestare sintomi come ingiallimento delle foglie e perdita di produttività.
  • Agrumi (arancio, limone, mandarino): alcune varietà sono suscettibili all’infezione, con conseguenze sulla produzione di frutti.
  • Mandorlo: colpito soprattutto nelle aree mediterranee, subisce danni simili a quelli degli ulivi.
  • Ciliegio e pesco: possono presentare disseccamenti e deperimento generale.
  • Piante ornamentali come oleandro, lavanda, polygala e molte altre: spesso fungono da serbatoio del batterio, favorendone la diffusione.

Anche se si eliminano le piante visibilmente malate, il batterio può sopravvivere su ospiti secondari apparentemente sani. Inoltre, molte delle piante infette non mostrano sintomi evidenti per mesi o anni, contribuendo alla diffusione silente della malattia. 

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I, Pompilid, CC BY-SA 3.0

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Gli effetti della Xylella sull’uomo

Nonostante sia letale per molte specie di piante, la Xylella fastidiosa non rappresenta un rischio diretto per la salute umana: non è in grado di infettare le persone né attraverso il contatto diretto con le piante malate, né tramite il consumo dei loro frutti.

Come si cura la Xylella? 

La lotta a questo batterio rappresenta una delle sfide più complesse per la fitopatologia moderna: la sua capacità di insediarsi nei vasi conduttori e la varietà di specie ospiti rendono estremamente difficile un approccio tradizionale. Tuttavia, negli ultimi anni sono state sviluppate strategie di contenimento e gestione che mirano a limitare la diffusione del patogeno e a proteggere le colture sane.

In particolare, i piani di azione prevedono spesso l’abbattimento delle piante infette, il controllo degli insetti vettori e l’adozione di pratiche agricole che riducano il rischio di trasmissione. Fondamentale anche il miglioramento delle pratiche agricole: la potatura mirata, la gestione del suolo e l’uso razionale dell’acqua possono contribuire a ridurre lo stress delle piante e limitarne la suscettibilità all’infezione. 

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Sjor, CC BY-SA 4.0

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