Tra le colline piacentine si trova Bobbio, un gioiello storico conosciuto soprattutto per il suo celebre ponte medievale. Questo antico viadotto in pietra, dalle arcate irregolari e l’aspetto fiabesco, affascina da secoli viaggiatori, pellegrini e curiosi. Il suo nome ufficiale è Ponte Vecchio, ma per tutti è il Ponte Gobbo di Bobbio. E ciò che è curioso è che il Ponte Gobbio di Bobbio ha una leggenda davvero particolare e inquietante.
Perché si chiama Ponte del Diavolo a Bobbio?
Il nome sembra nascondere suggestioni oscure: perché questa denominazione così evocativa? Tutto nasce da una leggenda popolare che mescola fede, ingegno e inganno.
Secondo la versione più diffusa, il nome Ponte del Diavolo deriva proprio dalla forma arcuata e irregolare. Questa infatti sembra innaturale, quasi frutto di un’opera soprannaturale.
Le arcate, tutte diverse tra loro per dimensioni e proporzioni, alimentano l’idea che non possa essere stata una mano umana a realizzarle. In realtà, questa scelta architettonica ha ragioni tecniche ben precise: seguire il naturale profilo roccioso del letto del fiume Trebbia, garantendo maggiore stabilità alla struttura.

Raffaele pagani – CC BY-SA 4.0 / Wikimedia Commons
Qual è la leggenda del Ponte Gobbo a Bobbio
Con un nome così evocativo, il Ponte Gobbo non poteva che essere al centro di una famosa leggenda: il patto tra San Colombano e il Diavolo. Si racconta che il santo, arrivato a Bobbio per fondare il suo monastero, avesse bisogno di un ponte per collegare le due sponde del fiume Trebbia. L’impresa si rivela però impossibile per gli uomini dell’epoca.
Ed è proprio allora che il Diavolo si offre di costruirlo in una sola notte, ma a una condizione: la prima anima che l’avesse attraversato gli sarebbe appartenuta. San Colombano accetta, ma con uno stratagemma. Al mattino, quando il ponte è ormai completato, fa attraversare per primo un cane, ingannando così il Diavolo e salvando l’anima di un uomo.
Questo, furioso per essere stato beffato, prende a calci il ponte, deformando le arcate e rendendole irregolari. Così nasce l’aspetto gobbo e sproporzionato della struttura, che ancora oggi sorprende chi lo osserva per la prima volta.
Altre versioni della leggenda
Come spesso accade nel folklore popolare, esistono anche versioni alternative della leggenda del Ponte del Diavolo a Bobbio. In una variante, ad esempio, si racconta che il Diavolo viene ingannato dal passaggio di un cane con una torcia accesa, così da far credere che fosse un uomo. A quel punto il maligno, sentendosi raggirato, lascia il ponte incompleto, ma miracolosamente stabile.
Un’altra narrazione ancora afferma che il Diavolo, per vendicarsi dell’inganno, cerca di distruggere il ponte, ma la protezione del santo lo rende indistruttibile. Per questo la struttura resiste da secoli, sfidando le intemperie e il tempo.
Ma il ponte Gobbo è il ponte nella Gioconda? La teoria
Andando oltre i racconti leggendari, esiste un’ipotesi affascinante, anche se mai confermata, che collega il Ponte Gobbo di Bobbio niente meno che alla Gioconda di Leonardo da Vinci. Secondo una teoria rilanciata anche da alcuni studiosi locali, l’arco sullo sfondo del celebre dipinto potrebbe essere proprio quello del ponte piacentino.
L’idea nasce dal confronto tra il paesaggio collinare e fluviale della Gioconda e lo scenario della Val Trebbia. In particolare, una delle arcate del Ponte Gobbo – con la sua forma unica e l’inserimento nel paesaggio – sembrerebbe coincidere con l’elemento architettonico dipinto da Leonardo.

Harrie Gielen – CC BY-SA 3.0 / Wikimedia Commons
Com’è fatto il ponte Gobbo
Il Ponte Gobbo, o Ponte Vecchio, è una struttura in pietra che collega le due sponde del fiume Trebbia. Lungo 273 metri e alto circa 7 metri, è composto da 11 arcate, tutte di dimensioni diverse. Questa irregolarità è dovuta all’adeguamento alla morfologia del fiume, che richiedeva soluzioni ingegneristiche non convenzionali.
Il ponte presenta dunque una forma curva, con un percorso ondulato che ne rende unica la camminata. Attraversandolo si ha infatti l’impressione di salire e scendere come su un dosso. Ed è proprio questo profilo che gli ha valso il soprannome di gobbo.
Realizzato tra il VII e l’XI secolo, il ponte è stato ovviamente restaurato nel corso dei secoli, soprattutto dopo le piene del Trebbia. L’ultima importante ristrutturazione risale al Novecento. Nonostante ciò, ha mantenuto l’aspetto medievale che lo rende una delle strutture più iconiche dell’Appennino.
Come visitare il ponte del Diavolo a Bobbio
Per chiunque sia affascinato dalla leggenda legata a questo luogo, visitare il Ponte Gobbo può essere un’esperienza suggestiva e semplice da organizzare: si trova nel centro storico di Bobbio, facilmente raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici da Milano, Genova e Piacenza stessa.
Il ponte è pedonale e percorribile in tutta la sua lunghezza. L’accesso è libero e gratuito. Nonostante possa essere attraversato in qualsiasi ora del giorno, si consiglia di arrivare al tramonto. Da lì, infatti, si assiste ad uno spettacolo particolarmente suggestivo.
A completare una gita fuori porta o un weekend tra natura ed arte, è impossibile rinunciare ad una passeggiata lungo il fiume Trebbia e una visita all’Abbazia di San Colombano, poco distante.
Quanti ponti del Diavolo ci sono in Italia?
In Italia i “ponti del diavolo” sono molto diffusi. Si contano, infatti, oltre 30 luoghi che portano questo appellativo. Tra i più noti:
- Ponte del Diavolo di Cividale del Friuli
- Ponte del Diavolo di Tolentino
- Ponte della Maddalena a Borgo a Mozzano
- Ponte del Diavolo di Lanzo Torinese
- Ponte del Diavolo di Civita di Bagnoregio.
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