A volte per necessità, altre volte semplicemente per passione, alcuni lavoratori possono trovarsi nella condizione di svolgere una doppia attività lavorativa. Combinare partita IVA e lavoro dipendente è una possibilità concreta, e in alcuni casi anche vantaggiosa, ma è fondamentale conoscere le regole fiscali, previdenziali e contrattuali per non incappare in errori e sanzioni.
Tanti sono i dubbi da chiarire, visto che è importante sapere quali sono le limitazioni previste per alcune categorie di lavoratori, quanti contributi INPS si devono versare, cosa accade quando le due attività coincidono e in quali casi conviene o meno davvero avere un lavoro dipendente e una partita IVA.
- Chi ha la partita Iva può lavorare anche come dipendente?
- Chi ha contratto a tempo indeterminato può aprire la Partita IVA?
- Lavoro dipendente e partita IVA: conviene?
- Quando non conviene la partita IVA?
- Quante tasse paga un dipendente con partita IVA?
- Lavoro dipendente e partita IVA: occhio ai contributi INPS
Chi ha la partita Iva può lavorare anche come dipendente?
Chi è titolare di una partita IVA ha la possibilità di lavorare anche come dipendente, ma è doveroso precisare che ciò non vale in senso assoluto per tutti. È necessario, infatti, valutare il singolo caso e analizzare la situazione personale di ognuno, visto che molto dipende anche dalla tipologia di impiego.
La partita IVA è compatibile con la NASPI, ma anche con un lavoro dipendente, a patto però quest’ultimo sia nel settore privato, salvo il rispetto di alcune condizioni da tenere in considerazione per evitare problemi legali e fiscali. La principale riguarda il divieto di concorrenza: in sostanza il lavoro con la partita IVA non deve avere conflitto di interessi con l’azienda presso la quale si è impiegati come dipendenti, quindi le due attività devono essere diverse.
Partita IVA e lavoro dipendente pubblico: quando è possibile
Quando il lavoro dipendente è nel settore pubblico, in linea generale vale la regola secondo cui non è possibile aprire una partita IVA, ma ci sono diverse eccezioni, per quanto le regole da rispettare siano piuttosto stringenti. Il dipendente pubblico ha un vincolo di esclusività, come sancito dall’articolo 98 della Costituzione, in ossequio al quale deve riservare tutte le sue energie allo svolgimento del lavoro per l’amministrazione di appartenenza.
Ci sono però delle situazioni in cui un lavoratore dipendente pubblico può avere una partita IVA, previa autorizzazione dell’amministrazione, solo se:
- l’incarico è temporaneo e occasionale, senza interferenze con il lavoro da dipendente;
- l’attività è svolta in orario diverso da quello del lavoro pubblico;
- non c’è conflitto di interessi tra le due attività.
È possibile, inoltre, avere una partita IVA se si è un dipendente pubblico, in alcune situazioni particolari: quando si tratta di docenze occasionali o di collaborazioni in convegni e seminari, e se si svolgono attività artistiche o letterarie, come nel caso dei pittori, dei musicisti e degli scrittori.

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Lavoro dipendente part-time e Partita IVA
Un altro caso particolare in cui il lavoro dipendente pubblico è compatibile con una partita IVA è quello relativo a un contratto a tempo parziale. Nel dettaglio, chi è assunto nella pubblica amministrazione con un part-time inferiore al 50% può aprire liberamente una partita IVA, a patto che non vi sia conflitto di interessi con l’ente pubblico.
Nel caso invece di un part-time superiore al 50%, valgono le stesse regole previsto per il lavoro a tempo pieno ed è quindi indispensabile richiedere il via libera all’amministrazione per avere una partita IVA.
Partita IVA e lavoro dipendente nella stessa attività
Chi ha un lavoro dipendente può svolgere la stessa attività con partita IVA? La risposta a questa domanda dipende dal tipo di contratto sottoscritto: se questo prevede una clausola di non competizione, allora non sarà possibile svolgere in qualità di autonomo la stessa attività per la quale si è assunti.
Nel caso dei dipendenti pubblici è possibile fare lo stesso lavoro con partita IVA, a condizione che questa attività non interferisca con quella svolta per la pubblica amministrazione e quindi che non entri in conflitto e che sia effettuata in orari differenti.
Chi ha contratto a tempo indeterminato può aprire la Partita IVA?
Anche chi ha un contratto a tempo determinato può aprire una partita IVA, ma è importante verificare se il contratto di lavoro contiene clausole di esclusività o limiti di attività esterne. In caso contrario, non ci sono ostacoli legali: si può essere lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e, al contempo, portare avanti una propria attività autonoma.
Lavoro dipendente e partita IVA: conviene?
La combinazione di lavoro dipendente e partita IVA può offrire diversi vantaggi e profilarsi quindi come un’interessante opportunità per alcuni professionisti. In primis, è un ottimo modo per diversificare le entrate, visto che allo stipendio fisso si può aggiungere l’introito derivante dall’attività autonoma.
In secondo luogo, si possono acquisire nuove competenze che si possono spendere potenzialmente anche nel lavoro da dipendente, rendendo così più versatile e allettante il proprio profilo professionale.
Quando non conviene la partita IVA?
Se avere un lavoro dipendente e una partita IVA può essere vantaggioso per diversi motivi, ci sono anche dei casi in cui in realtà accade il contrario. La partita IVA non conviene quando l’attività autonoma è occasionale e il fatturato non supera i 5.000 euro lordi annui.
Inoltre, non è vantaggiosa quando le spese fisse superano gli introiti, quando si svolge la stessa attività del lavoro dipendente e si ha una clausola di non competizione e quando si è dipendenti pubblici a tempo pieno, senza possibilità di ricevere l’autorizzazione per il lavoro autonomo.

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Quante tasse paga un dipendente con partita IVA?
Chi ha un lavoro dipendente e al contempo una partita IVA; è tenuto a pagare le tasse sui redditi prodotti da entrambi i lavori, con l’unica differenza legata alla tipologia di regime fiscale scelto per l’attività autonoma. Sui redditi da lavoro dipendente si paga normalmente l’Irpef, che può variare dal 23% al 43%, a seconda dello scaglione in cui ci si trova.
A questo si aggiunge l’Irpef relativo al reddito prodotto dalla partita IVA, se il regime fiscale è quello ordinario, mentre nel caso del forfettario, che può coesistere con il lavoro dipendente, si pagherà un’imposta sostitutiva sui guadagni dell’attività autonoma nell’ordine del 5% o del 15%.
Lavoro dipendente e partita IVA: occhio ai contributi INPS
Anche per quanto riguarda i contributi INPS da versare, molto dipende dal tipo di attività autonoma svolta. Nel caso di un lavoratore dipendente a tempo pieno che ha al contempo una partita IVA come ditta individuale, si può evitare il versamento dei contributi previdenziali relativi all’attività autonoma, a patto che quella di lavoro dipendente sia prevalente in termini di orario e di redditi prodotti.
Quando invece si opera come libero professionista, si è tenuti a iscriversi all’albo professionale di riferimento e in assenza di questo alla gestione separata INPS, con il vantaggio però di poter versare i contributi in forma ridotta, visto che gli stessi sono già versati per il lavoro dipendente.
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